Vittorino Andreoli non è solo uno dei più grandi psichiatri italiani: è un narratore dell’animo umano, uno che ha passato una vita intera a studiare le crepe della mente e a trattarle non come difetti da nascondere, ma come finestre da cui osservare la realtà. Non veste mai i panni dell’intellettuale distaccato: parla chiaro, ironico, diretto, come uno zio eccentrico che al pranzo di Natale ti rovescia sul tavolo verità scomode, ma che non smetteresti mai di ascoltare.
La follia secondo Vittorino Andreoli
Per Vittorino Andreoli la follia non è un’etichetta clinica, ma una categoria dello spirito umano. Non è un mostro da cui fuggire, è un mistero da comprendere. Nei suoi libri e nelle sue conferenze la tratta come un prisma che riflette tutte le sfumature della vita: dalla gioia più straripante alla malinconia più cupa.
Quando dice:
“Sono più affascinato dai matti rispetto ai normali, che di solito sono noiosi”
non è una provocazione gratuita, ma un invito a ribaltare la prospettiva. Il “matto” diventa simbolo di vitalità, fantasia, energia, mentre il “normale” rischia di essere solo il grigio contabile dell’esistenza, quello che tiene tutto in ordine e non lascia mai spazio all’imprevisto.
Perché diffidare dei paranoici
Un altro punto forte del suo pensiero è chiaro:
“Tutti dovrebbero capire che cos’è la follia, perché il mondo, in gran parte, è in mano ai paranoici.”
E qui Andreoli non scherza. I paranoici, con le loro ossessioni, le loro paure e la mania di controllo, finiscono spesso nei posti di comando, nelle aziende, nella politica, nei rapporti personali. Sono quelli che rendono la vita pesante, che ti soffocano con regole, sospetti e sospiri.
E allora sì, meglio un po’ di follia che una vita passata sotto l’ombra lunga dei paranoici. Meglio chi ride troppo forte che chi ti spia il cellulare.
La follia come antidoto alla noia
Vittorino Andreoli insiste anche sul fatto che viviamo in un’epoca dove “vi è un aumento della solitudine, che è una porta che si apre alla malinconia, alla depressione”. Una società che scappa dalla realtà – soprattutto i giovani – rischia di confondere la vita concreta con quella virtuale.
Eppure, in questo scenario grigio, la follia diventa una forma di resistenza. Circondarsi di persone un po’ matte – quelle che ridono a sproposito, che sanno inventarsi giochi anche a quarant’anni, che hanno sempre un’idea assurda da proporre – significa alleggerire i giorni, colorarli, renderli più degni di essere vissuti.
Il consiglio di Vittorino Andreoli
In fondo, il messaggio è semplice e un po’ brutale: se vuoi stare bene, tieniti lontano dai “normali” troppo normali e dai paranoici di professione. Scegli invece i folli, quelli che non hanno paura di sembrare strani, perché sono proprio loro a ricordarti che vivere è più che respirare e pagare bollette. E allora sì, come direbbe Andreoli, forse un pizzico di follia non solo è necessario, ma è la miglior medicina contro la noia e la paranoia del mondo.
Frasi di Vittorino Andreoli sulla follia
- “Sono più affascinato dai matti rispetto ai normali, che di solito sono noiosi.”
- “Vi è un aumento della solitudine, che è una porta che si apre alla malinconia, alla depressione.”
- “Aumentano sempre di più le persone che scappano dalla realtà, in particolare il mondo giovanile. Non è un diversivo, è una vera e propria fuga dalla vita concreta, cioè dalle relazioni.”
- “Tutti dovrebbero capire che cos’è la follia, perché il mondo, in gran parte, è in mano ai paranoici.”
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