Frasi di Vittorino Andreoli sull’educazione, utili per capire dove stai sbagliando come genitore e cosa puoi migliorare

Vittorino Andreoli non è solo uno dei più grandi psichiatri italiani: è anche un uomo che, con la sua voce pacata e il suo sguardo ironico, riesce a dire verità che fanno più male di una sculacciata. Nato nel 1940, autore di decine di libri e volto noto della divulgazione culturale, Andreoli non ha mai smesso di osservare – con curiosità e una punta di disincanto – l’animo umano e, soprattutto, quello dei genitori del nuovo millennio. Perché, diciamocelo: oggi educare un figlio è diventato un lavoro a tempo pieno, con turni infiniti e un capo (il figlio) che non accetta ferie, critiche né “no”.

Frasi di Vittorino Andreoli sull’educazione

Educare: non una parola, ma una vita condivisa

Vittorino Andreoli ci spiazza subito con una frase che dovremmo stampare sul frigorifero:

Educare vuol dire educare a vivere, ovvero vivere in questo tempo, ecco perché non è possibile fare i confronti con il passato e dire: ‘ai miei tempi…’.”

Tradotto: smettiamola di dire “ai miei tempi i bambini stavano zitti”. Perché, appunto, i tuoi tempi non esistono più. Educare, per Andreoli, non è guardare indietro ma abitare il presente insieme ai propri figli, imparando con loro come si vive oggi, in un mondo diverso, più veloce, più incerto e spesso più confuso.

Non è un discorso teorico: per lui educare non è “spiegare la vita”, ma viverla accanto a chi deve impararla.

Educare e insegnare a vivere non è una filosofia, non sono solo dei principi che si danno, ma bisogna vivere insieme: io insegno a te a vivere in quanto vivo con te.”

Parole che, a ben pensarci, rovesciano tutto ciò che molti genitori credono di sapere: non serve un manuale di pedagogia, serve un esempio coerente e una presenza viva.

L’educazione come relazione (non come predica)

Andreoli ha sempre detto che “l’educazione è una relazione”. E una relazione, si sa, non funziona se uno parla e l’altro ascolta solo per cortesia. Oggi, invece, ci siamo abituati a credere che educare significhi parlare: spiegare, convincere, minacciare, fare discorsi “seri” mentre il figlio sbuffa con gli occhi fissi sul telefono. Ma Andreoli ci mette in guardia:

Noi pensiamo che l’educazione sia usare la parola perché il mondo occidentale è impazzito sul linguaggio verbale e non sa invece l’importanza del linguaggio del corpo, del muoversi, del seguire…

In altre parole: meno chiacchiere, più esempi. Se vogliamo educare, dobbiamo mostrare come si vive, non solo dirlo. I bambini ci osservano più di quanto ci ascoltino, e lo fanno da sempre, con una precisione spietata.

Il cuore della relazione: affetto, autorevolezza e coerenza

Vittorino Andreoli non ha mai negato che l’educazione sia anche fatica e fragilità. Ma ricorda una cosa fondamentale:

Per poter dire qualsiasi cosa o mostrare una cosa che sia credibile, devo entrare in un rapporto affettivo, perché la relazione è un sentimento e bisogna che prima di tutto si crei una relazione.”

Non basta essere “autorevoli”, bisogna essere affettivi. E, aggiunge, l’educazione è “una relazione affettiva e nello stesso tempo autorevole, coerente e non giudicante”.

Un equilibrio difficilissimo, ma necessario. L’amore senza regole diventa debolezza; l’autorità senza empatia, tirannia. Solo chi ama davvero può essere anche guida, e solo chi vive la relazione ogni giorno può insegnare a vivere.

Perché la sua lezione ci serve oggi

Quando Andreoli ci invita a smettere di dire “ai miei tempi”, ci sta in realtà dicendo qualcosa di più profondo: il passato non è un rifugio, è una trappola. Se continuiamo a educare con schemi vecchi, in un mondo che cambia alla velocità di un aggiornamento iOS, i nostri figli resteranno indietro, e noi con loro.

E allora la domanda è: stiamo davvero vivendo con i nostri figli o solo parlando di come si viveva una volta? Forse, come dice Andreoli, stiamo sbagliando nel credere che l’educazione sia un compito da “insegnare”, invece di un’avventura da condividere.

Meno “lezioni”, più vita insieme

Vittorino Andreoli ci offre una lezione disarmante nella sua semplicità: educare significa stare accanto, ascoltare, giocare, sbagliare e ricominciare insieme. In fondo, i bambini non hanno bisogno di genitori perfetti, ma di genitori presenti. E allora, la prossima volta che ti scappa un “ai miei tempi”, pensa che i tuoi tempi sono passati. Adesso ci sono i vostri, quelli da vivere insieme, un giorno alla volta.

Frasi di Vittorino Andreoli sull’educazione

  1. Educare vuol dire educare a vivere, ovvero vivere in questo tempo, ecco perché non è possibile fare i confronti con il passato e dire: ‘ai miei tempi…’.”
  2. Educare e insegnare a vivere non è una filosofia, non sono solo dei principi che si danno, ma bisogna vivere insieme: io insegno a te a vivere in quanto vivo con te.
  3. L’educazione è una relazione.”
  4. Noi pensiamo che l’educazione sia usare la parola perché il mondo occidentale è impazzito sul linguaggio verbale e non sa invece l’importanza del linguaggio del corpo, del muoversi, del seguire…
  5. Per poter dire qualsiasi cosa o mostrare una cosa che sia credibile, devo entrare in un rapporto affettivo, perché la relazione è un sentimento e bisogna che prima di tutto si crei una relazione.”
  6. L’educazione consiste nella creazione di una relazione affettiva e nello stesso tempo autorevole, coerente e non giudicante.”

Leggi altre frasi celebri di Vittorino Andreoli e le frasi celebri sull’educazione