L’8 maggio 1903 moriva, a Hiva Oa nelle Isole Marchesi, Paul Gauguin, pittore francese tra i più rivoluzionari e affascinanti della storia dell’arte. Nato nel 1848, Gauguin non fu solo un artista, ma un esploratore dell’anima, un uomo che cercò la libertà lontano dalla civiltà e trovò nella solitudine la chiave per dipingere l’essenza della vita.Non a caso, fu lui stesso a scrivere: “Là dove c’è solitudine, c’è verità.” Un concetto che racchiude tutta la sua visione del mondo.
La fuga: dall’alta finanza all’arte selvaggia
In pochi sanno che prima di diventare pittore, Gauguin era un broker di successo. Lavorava alla Borsa di Parigi, vestiva elegante e viveva in una bella casa con la moglie e cinque figli. Ma la sua vera passione era la pittura. Influenzato da Cézanne, Pissarro e i grandi impressionisti, cominciò a dipingere nel tempo libero.
Poi, un giorno, decise di mollare tutto. Famiglia, carriera, agi. Senza ripensamenti. Perché?
Perché non sopportava la falsità della società borghese, il conformismo, la routine. Cercava qualcosa di più autentico, e la trovò – o almeno ci provò – nella solitudine.
La solitudine secondo Gauguin: scelta e destino
Per Gauguin, la solitudine non era una condanna. Era un atto di libertà. Non fuggiva dagli altri per misantropia, ma per trovare se stesso. Come scrisse in una delle sue lettere:
“La civiltà mi soffoca. La solitudine mi dà l’ossigeno.”
Fu in Bretagna prima, poi a Tahiti e infine nelle Isole Marchesi che la sua arte cambiò radicalmente. Si spogliò dell’accademismo europeo per avvicinarsi all’arte “primitiva”, ai colori intensi, ai volti immobili, alla natura selvaggia.
La sua solitudine non era però priva di contraddizioni. In molti dei suoi scritti, emerge un senso di malinconia, a volte perfino disperazione. Era solo, sì, ma non sempre felice.
Eppure, lasciò una lezione potente:
“Per essere felici anche da soli bisogna smettere di vivere secondo le regole degli altri.”
Il consiglio di Gauguin per chi vuole essere felice da solo
Il messaggio di Gauguin per chi cerca la felicità nella solitudine è chiaro: sii fedele alla tua natura, anche se ti porta lontano da tutto ciò che è familiare.
Non si tratta di fuggire dal mondo per forza, ma di smettere di vivere in un mondo che non ti appartiene.
La solitudine per lui era un modo per riscoprire l’essenziale, per ridurre la vita all’osso e dipingere ciò che davvero contava: l’emozione pura, la verità dei gesti, l’istinto.
L’arte del selvaggio
Gauguin non fu solo un pittore: fu anche scrittore, filosofo improvvisato e narratore ironico della propria esistenza. Scrisse un libro intitolato Noa Noa, una sorta di diario della sua vita a Tahiti, in cui mescolava realtà e fantasia con uno stile che oggi chiameremmo “instagrammabile”.
Amava camminare nudo per il villaggio, coperto solo da un pareo, e si vantava di essere più “selvaggio” degli stessi tahitiani. Diceva:
“Ho finalmente trovato una razza che non ha bisogno di pantaloni per vivere.”
Ma non era tutto folklore. Il suo atteggiamento era una critica feroce al colonialismo e alla finta superiorità dell’uomo bianco.
Un altro episodio intrigante riguarda la sua casa nelle Marchesi, che chiamò “Maison du Jouir”, ovvero “Casa del Piacere”. Sulle pareti dipinse scene erotiche e simboli tribali. Un mix tra provocazione, spiritualità e pura libertà creativa. Lì, in mezzo all’oceano, si sentiva finalmente “fuori dal tempo e dal mondo”.
Il lascito: il pittore che visse due volte
Gauguin morì povero, malato e quasi dimenticato. Eppure oggi le sue opere sono considerate capolavori assoluti, esposte nei musei più importanti del mondo. Quadri come Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? non sono solo opere d’arte: sono domande esistenziali, dipinte con colori che bruciano l’anima.
L’arte di Gauguin è il testamento di un uomo che non aveva paura di restare solo pur di essere libero.
L’anniversario della morte di Paul Gauguin ci ricorda che a volte bisogna avere il coraggio di ascoltare il silenzio, di fuggire il rumore del mondo, di accettare la solitudine non come una condanna, ma come una scelta. E, soprattutto, di cercare la bellezza non dove tutti guardano, ma dove pochi osano arrivare.
Come scrisse lui stesso:
“La vita è un enigma, e la solitudine è l’unica chiave per risolverlo.”
Una lezione attuale, più che mai. Anche oggi, in un’epoca iperconnessa, il coraggio di stare soli può essere il primo passo verso una libertà autentica.
Frasi sulla solitudine di Paul Gauguin
- “La solitudine non è consigliabile a tutti, perché bisogna essere forti per sopportarla e per agire da soli.”
- “E qui, nel mio isolamento, posso diventare più forte. La poesia sembra venire da sé, senza sforzo, e devo solo lasciarmi sognare un po’ mentre dipingo per suggerirla.”
- “Silenzio! Sto imparando a conoscere il silenzio di una notte tahitiana.”
- “Ovunque vada, ho bisogno di un periodo di incubazione per poter apprendere l’essenza della natura, che non desidera mai essere compresa o svelarsi.”
- “Mosso da un sentimento inconscio nato dalla solitudine e dalla selvatichezza – racconti oziosi di un bambino birichino che a volte riflette e che è sempre un amante del bello – la bellezza che è personale – l’unica bellezza che è umana.”
- “Là dove c’è solitudine, c’è verità.”
- “La civiltà mi soffoca. La solitudine mi dà l’ossigeno.”
- “La vita è un enigma, e la solitudine è l’unica chiave per risolverlo.”
- “La civiltà è ciò che ti fa ammalare.”
- “Per essere felici anche da soli bisogna smettere di vivere secondo le regole degli altri.”
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