C’è chi passa la vita a inseguire il “come dovrei essere” e chi, come Gabriella Tupini, ha capito che la partita vera si gioca sul “come sono adesso”. Niente maschere, niente trucchi di scena, niente applausi cercati a forza. La psicoterapeuta e pensatrice ci ricorda che l’accettazione di sé non è un atto di resa, ma di libertà. E, diciamocelo, anche di sana ribellione contro quell’ossessione di piacere sempre a tutti.
L’accettazione di sé secondo Gabriella Tupini
Per Gabriella Tupini, accettarsi non vuol dire diventare pigri, accomodarsi e dire “sono fatto così, arrangiatevi”. No, è molto di più. È riconoscere quelle parti di noi che abbiamo buttato in soffitta, come vecchi mobili che “non stanno bene in salotto”.
“Se accettate quelle parti di voi che durante la vostra esistenza sono state messe da parte, riaprite quelle porte e le riottenete”, dice. Una frase che suona come un invito a fare pace con i nostri pezzi dimenticati, quelli che abbiamo nascosto per non sembrare troppo fragili, troppo emotivi, troppo strani. In pratica: se siete sempre stati i clown della compagnia solo per non mostrare la vostra malinconia, forse è ora di restituirvi anche il diritto di essere tristi.
Perché accettarsi non è egoismo
Spesso ci hanno insegnato che pensare a sé stessi è sinonimo di egoismo. Tupini ribalta il tavolo:
“L’accettazione di sé porta ad avere anche pensieri positivi verso se stessi, e non si tratta di egoismo. Si tratta di curare il proprio corpo e il proprio ego, in modo da riuscire poi a occuparsi anche degli altri.”
Insomma, come fai a voler bene davvero a qualcuno, se non ti sopporti nemmeno allo specchio? Accettarsi è il primo passo per smettere di essere una bomba a orologeria che esplode alla prima critica. È imparare a dire: “Questo sono io. Se ti piace bene, se no… ciao core.”
Il paradosso: più sei te stesso, più gli altri ti accettano
Un altro concetto chiave di Gabriella Tupini è che gli altri ci accettano solo se noi ci accettiamo per primi.
“Gli altri ci accettano solo se noi ci accettiamo. E se noi ci accettiamo non siamo contro gli altri, ma a favore degli altri, emanando anche una certa benevolenza.”
Ecco il paradosso: smetti di sforzarti di piacere e, come per magia, piaci di più. Perché la gente fiuta l’autenticità come i cani fiutano i biscotti. Se invece continui a recitare un copione per sembrare perfetto, indovina un po’? Prima o poi ti beccano. E lì non ti salva nessuna standing ovation.
Amati, e il resto si aggiusta
Gabriella Tupini ci insegna che l’accettazione di sé non è un optional, ma la base su cui costruire tutto il resto. Non significa essere perfetti, significa essere veri. E quando smettiamo di rincorrere l’approvazione altrui, succedono due cose: o ci accettano davvero, oppure no. E in quel caso, pace: il mondo va avanti e noi con lui, finalmente liberi di vivere a modo nostro.
Frasi di Gabriella Tupini sull’accettazione di sé
- “Se accettate quelle parti di voi che durante la vostra esistenza sono state messe da parte, riaprite quelle porte e le riottenete.”
- “Se accettate di essere come siete, con i sentimenti che avete, mettete in modo un lavoro stupendo dentro di voi.”
- “Se vi accettate, non mettete più ostacoli tra voi e quello che siete davvero.”
- “L’accettazione di sé porta ad avere anche pensieri positivi verso se stessi, e non si tratta di egoismo. Si tratta di curare il proprio corpo e il proprio ego, in modo da riuscire poi a occuparsi anche degli altri.”
- “Gli altri ci accettano solo se noi ci accettiamo. E se noi ci accettiamo non siamo contro gli altri, ma a favore degli altri, emanando anche una certa benevolenza.”
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