Paolo Giordano non è solo lo scrittore de La solitudine dei numeri primi, romanzo che ha fatto innamorare (e disperare) milioni di lettori. È anche un uomo che sa parlare di emozioni con la precisione di un fisico – perché sì, è laureato in fisica – e con la delicatezza di chi ha imparato che i sentimenti, come le formule, possono avere infinite variabili. Tra le tante, una delle parole che più ritorna nelle sue opere e interviste è “desiderio”. Non un fuoco da consumare in fretta, ma una fiamma che cambia forma, che non si spegne mai del tutto.

Chi è Paolo Giordano
Dietro l’autore premiato e tradotto in mezzo mondo c’è un uomo riservato, quasi schivo, che ama osservare più che apparire. Ma quando parla – che sia in un’intervista o attraverso i suoi personaggi – Paolo Giordano lascia cadere frasi che ti si piantano dentro come chiodi lucenti. Una di queste è diventata un piccolo manifesto:
“Il desiderio non si spegne mai davvero, cambia solo forma.”
Non è una frase da cioccolatino, né un motto motivazionale da palestra: è una constatazione quasi scientifica, fatta da uno che i moti interiori li studia con lo stesso rigore con cui, un tempo, studiava le particelle subatomiche.
Il desiderio secondo Paolo Giordano
Per Paolo Giordano, il desiderio non è solo attrazione fisica o voglia di possesso. È piuttosto un movimento dell’anima, un bisogno di tendere verso qualcosa o qualcuno, anche quando sembra sfuggirci. Nei suoi libri – da La solitudine dei numeri primi a Divorare il cielo – i personaggi non smettono mai di desiderare. Cambiano obiettivi, mutano relazioni, ma quell’energia resta lì, a spingerli avanti.
Il desiderio, in fondo, non muore: si trasforma. E quando crediamo di averlo perso, in realtà si è solo travestito, magari in nostalgia, curiosità, ricerca di senso o bisogno di riconoscimento.
Consigli nascosti tra le righe
Paolo Giordano non scrive manuali d’amore, ma dalle sue pagine emerge un invito sottile: non temere il cambiamento del desiderio. Pretendere che resti sempre identico a se stesso è come voler che una fiamma rimanga immobile: o la soffochi, o ti scotta. Accettare la trasformazione, invece, significa imparare a leggere nuovi linguaggi del cuore e del corpo.
E la coppia in tutto questo?
Qui arriva la parte più interessante (e utile). Quella frase – “Il desiderio non si spegne mai davvero, cambia solo forma” – può diventare una piccola bussola per la vita di coppia. Quante volte ci sembra che la passione sia evaporata? La verità è che non è sparita: ha solo cambiato posto. Magari non è più il brivido dei primi mesi, ma può essere la complicità di uno sguardo, la risata condivisa, la tenerezza di un gesto quotidiano.
In altre parole, il desiderio non va cercato dove lo abbiamo lasciato, ma dove si è spostato. Sta a noi decidere se lasciarlo addormentato o se reinventarlo, trovando nuove forme di intimità.
Il desiderio come arte del riciclo
Paolo Giordano ci insegna che il desiderio è come un materiale prezioso: non si consuma mai del tutto, ma si ricicla, si plasma, si adatta. E nella coppia, questa è forse la lezione più pratica e spietatamente vera: se pensiamo che “non c’è più desiderio”, forse dovremmo smettere di piangerci addosso e cominciare a domandarci in quale forma si nasconde oggi. Perché – e qui Giordano ci fa l’occhiolino da scrittore-fisico – il desiderio non muore, semplicemente cambia stato. Sta a noi avere il coraggio di riconoscerlo.
Frasi di Paolo Giordano sul desiderio
- “Il desiderio non si spegne mai davvero, cambia solo forma.”
- “Il desiderio maschile è spesso narrato in maniera univoca, un po’ semplicistica. Io lo conosco come più tortuoso e sfaccettato.”
- “Il loro è un amore estivo, eppure totale. Il desiderio li guida e li stravolge, il corpo è il veicolo fragile e forte della loro violenta aspirazione al cielo.” (da “Divorare il cielo”).
- “Non voleva un bambino, o forse sì. Non ci aveva mai pensato veramente. La verità era che Fabio voleva un bambino e lei doveva darglielo.” (da “La solitudine dei numeri primi”).
- “Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell’intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.” (da “Il corpo umano”).
- “Ha sempre voglia di troppe cose e sempre di quelle che non può avere, di quelle passate o, peggio ancora, di quelle che non arriveranno mai.” (da “La solitudine dei numeri primi”).
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