Italo Calvino non è stato solo uno scrittore: è stato un architetto di mondi, un inventore di verità camuffate da favole, un poeta con la testa tra le nuvole e i piedi ben piantati nelle contraddizioni della vita quotidiana. Nato a Cuba ma cresciuto in Liguria, Calvino era un tipo riservato, ironico, un osservatore instancabile del mondo e dell’animo umano. Dietro i suoi romanzi e racconti – da Il barone rampante a Le città invisibili, fino a Le fiabe italiane – si nasconde un pensatore che non aveva paura di guardare in faccia la realtà, anche quando mostrava i denti. E proprio quei “denti” sono al centro di una delle sue frasi più feroci (e vere):
“La vita di tutti i giorni è una vita in cui si è mangiati vivi, si è sbranati.”
Una frase che suona quasi come una minaccia, ma che in realtà è un invito a capire la natura profonda della vita: non un prato di margherite, ma una giungla in cui imparare a camminare senza farsi divorare.

Essere sbranati per sopravvivere
Italo Calvino non diceva questa frase per scoraggiare, ma per svegliare. “Essere sbranati dalla vita” non è una tragedia, è una condizione umana. Significa che la vita ti mette alla prova ogni giorno: ti graffia, ti stanca, ti morde… ma allo stesso tempo ti tiene vivo. Per lui, le fiabe servivano proprio a insegnare questo. Quando scrive:
“Che siamo sbranati ogni giorno dalla vita, la fiaba lo dice nella maniera più evidente attraverso il lupo, l’orco o il drago.”
Non sta parlando solo di Cappuccetto Rosso o di Pollicino. Sta parlando di noi, di ogni persona che esce di casa la mattina e affronta il mondo, fatto di scadenze, bollette, riunioni e imprevisti (altro che orchi: il traffico alle 8 è molto peggio).
Le fiabe come manuale di sopravvivenza
Italo Calvino sapeva che i bambini non hanno bisogno di essere protetti dalle storie “brutte”. Hanno bisogno, invece, di capire che la vita è anche brutta, ma che si può affrontare. Le fiabe, diceva, lo insegnano meglio di qualsiasi discorso da adulto:
“Qualsiasi discorso che noi facciamo a un bambino per spiegargli che la vita sarà piena di pericoli e che lui deve esserne cosciente, ma che non deve avere paura, sarà un discorso più astratto, più debole e in fondo più falso di quello che la fiaba gli dà.”
E aveva ragione. Le fiabe parlano di pericoli, ma anche di coraggio, astuzia, salvezza. Sono, in fondo, un corso accelerato di sopravvivenza emotiva.
E cosa c’entra tutto questo con la cameretta?
Più di quanto sembri. Quando un bambino ha paura di dormire da solo, non serve raccontargli che “non c’è nulla da temere”. È una bugia, e i bambini le sentono a chilometri. Meglio fare come Italo Calvino: ammettere che sì, la vita è piena di draghi, ma si possono sconfiggere.
Dire a un bambino che il buio può spaventare, ma che è proprio lì che si diventa coraggiosi, è più onesto e più potente di mille lucine notturne. Perché la vera magia non sta nell’eliminare la paura, ma nel darle un nome. Come nelle fiabe. E allora sì, Calvino può essere un alleato perfetto per convincere i nostri figli a dormire da soli: raccontando loro che i mostri esistono… ma che non vincono mai.
Morale (alla Calvino)
La vita è una giungla di orchi moderni e draghi digitali, e ogni giorno c’è qualcosa pronto a sbranarci. Ma come nelle sue fiabe, anche noi possiamo trovare la nostra strada, magari un po’ ammaccati, ma più forti. E se impariamo a insegnarlo ai bambini, forse cresceranno meno spaventati del buio e più pronti alla luce. Perché, come ci ricorda Calvino tra le righe, “non si tratta di evitare il lupo, ma di imparare a guardarlo negli occhi.”
Frasi di Italo Calvino sulla vita
- “La vita di tutti i giorni è una vita in cui si è mangiati vivi, si è sbranati.”
- “Che siamo sbranati ogni giorno dalla vita, la fiaba lo dice nella maniera più evidente attraverso il lupo, l’orco o il drago.”
- “Qualsiasi discorso che noi facciamo a un bambino per spiegargli che la vita sarà piena di pericoli e che lui deve esserne cosciente, ma che non deve avere paura, sarà un discorso più astratto, più debole e in fondo più falso di quello che la fiaba gli dà.”
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