Ideali e sbarre
“Se Pertini e Mandela sono finiti in prigione potrò andarci anch'io per una causa che sento giusta e che è stata appoggiata dalla stragrande maggioranza degli italiani al referendum.”Beppe Grillo
Pare l'abbia combinata grossa il nostro Beppe nazionale, scagliatosi contro Franco Battaglia che, in una nota trasmissione televisiva, aveva affrontato il tema del nucleare. Il docente universitario non ha perso tempo, e a Grillo è arrivata la notifica: una condanna ad un anno di reclusione dal Tribunale di Ascoli Piceno.
Quel che più turba, però, non è tanto l'accusa di diffamazione (il comico è ormai noto per non risparmiare parole pesanti a chicchessia), quanto il suo paragonarsi senza minima incertezza a Nelson Mandela e Sandro Pertini, che passarono in prigione sicuramente più di un anno e per ragioni forse un po' più "alte" rispetto alla diffamazione. Ma la convinzione delle persone è ciò che permette loro di andare avanti a testa alta, e sicuramente il nostro Beppe non avrà imparato la lezione.
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“Non perdete la capacità di incazzarvi [...]. Io ho una voce sola, ora roca, dopo centinaia di comizi. I media, portavoce del Sistema, hanno attaccato con una violenza inaudita il Movimento. Le grandi firme, i grandi registi, cantanti pataccari, conduttori e artisti di partito, si sono scatenati contro chi li avrebbe spazzati via dalle poltrone...” (continua)(continua a leggere)
“Oggi, le distanze medie che si percorrono in automobile sono: una tonnellata, il peso dell'auto, per portare cento chili, il proprietario, la velocità media è dodici chilometri all'ora, un viaggio medio è cinque chilometri. Portare cento chili a dodici chilometri all'ora per cinque chilometri. Sono le prestazioni del mulo. Identiche.”
“L’italiano non crede a nulla. Non per cinismo, ma per puro senso pratico. Una concessione edilizia, una prenotazione ospedaliera, un posto all’asilo per i bambini. Chi segue le procedure non ha speranze. È un ingenuo, un ritardato mentale oppure uno straniero o un libero pensatore che non ha ancora capito. L’italiano è sempre all’erta, sempre in...” (continua)(continua a leggere)
- Dal libro: Alta Voracità
“La responsabilità del debito viene attribuita alle pensioni, ai dipendenti pubblici, allo Stato sociale: sono sempre loro gli unici colpevoli e quindi spetta a loro pagare il conto.”