Frase
  • La mania delle burle, toccò in Rossini le colonne d’Ercole del verosimile.
    L’impresario di San Mosè aveva scritturato il giovane maestro per un’operetta che si doveva dare a quel teatro. Giunto a Venezia, Rossini riceve da colui il peggiore di due libretti che possedeva, un pasticcio intitolato: La Scala di seta. E qui noi c’inscriviamo a contraddire che i libretti su cui il maestro scrisse le sue più belle opere sieno pessimi; chè anzi sosteniamo quelli delle sue famose opere buffe non poter essere migliori. Comunque sia il libretto della Scala di seta era veramente una indegnità, e Rossini senza protestare e restituirlo, non pensò che a vendicarsi.
    Quando, di li a pochi giorni, l’impresario andò a prendere lo spartito, mostrò resipiscenza di aver dato a Rossini un si cattivo libretto.
    - "Non v’è nessun male - disse con aria sbadata, il permaloso musicista, - il libretto è cattivo, ma io ho scritto una musica peggiore del libretto".
    Si credette uno scherzo; ma la sera della prima rappresentazione, quando il teatro fu pieno zeppo e Rossini si fu posto al cembalo, si incominciò dopo la sinfonia e l’introduzione a intravedere la bruta verità. La non era quella una musica, ma sibbene una ricucitura grossolana di cantilene triviali, un pasticcio grottesco e indigeribile. Per accrescere l’effetto negativo della sua strana musica, Rossini die’ ordine ai violini d’interporre ad ogni battuta un colpo dato coll’archetto su la tesa di latta che guarnisce i lumi dell’orchestra.
    Il pubblico incominciò a perdere la pazienza ed i mormorii s’infiorirono di fischi.
    - "Andate sempre avanti!" - grida Rossini.
    Ma la burla passa i limiti e gli spettatori della platea stanchi di mormorare e di fischiare rompono le panche, scalano l’orchestra e avrebber data la mala notte al maestro, se questi non se la fosse svignata a tempo di sotto il palcoscenico, scappando a Milano.

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Gioacchino Rossini

10/12/2014 alle 13:24
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