Frase
  • Il poeta Filosseno di Citera nacque nel 435 a.e.v. e morì ad Efeso nel 380 circa, visse a lungo in Sicilia, in qualità di schiavo, e allievo, di Mananippide. La sua produzione constava di 25 ditirambi, uno intitolato "Il Ciclope", del quale abbiamo ritrovato solo poche frasi dimezzate. Su di lui si narra qualche aneddoto, spezzoni di vita che hanno anche loro un valore, per non renderci dimentichi che questi poeti, o spesso, questi nomi d'uomini vissero affrontando le asperità inevitabili dell'ospite bisognoso. Filosseno visse molto alla corte di Dionisio, e questi per temperamento vedeva riflessi negli altri quelli che erano i propri difetti, quali la sospettosità e la crudeltà. Ma a suo modo, così appare dall'aneddoto, si beava di considerarsi amante ed estimatore delle altrui arguzie e prove di intelligenza, sognando di aver lui stesso tali doti. Un giorno, quindi, Filosseno si trovò a tavola col tiranno; venne offerto del pesce, e Dionisio ebbe servito il più grande. A Filosseno toccò un pesce alquanto piccolo sul piatto; per tal motivo egli avvicinò il capo, chinandolo, al piatto: come ad udire dei sussurri dalla bocca del pesce. A Dionigi che chiese sul perché di tale atteggiamento, il poeta rispose che siccome egli era al lavoro per un componimento (il Ciclope), aveva chiesto all'animale notizie su Galatea e Polifemo, però il pesce non aveva saputo rispondergli esaurientemente in quanto era giovane, piccolo, e non aveva fatto in tempo a conoscere molte cose del mondo marino. ‘Il vostro, mio signore, ha invece molto a lungo vissuto, e potrebbe rivelarmi molte più cose’, rispose più o meno Filosseno, suscitando le risa del tiranno, ed ottenendo una portata più consistente.
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Filosseno di Citera

10/12/2014 alle 13:25
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